Partiamo da una regola fondamentale. Non tutti i videogiochi sono adatti a tutte le fasce di età e di pubblico. Dal 2003 in europa c’e’ un sistema di classificazione che è sempre rispettato dai produttori di video games che lo indicano sulle confezioni il PEGI (Pan European Game Information) e prevede 5 categorie di età ed 8 descrizioni di contenuto. Tali parametri dovrebbero essere rispettati sicuramente dai venditori al dettaglio per un dovere se non legale, sicuramente morale, am anche dai compratori e cioè dai genitori che danno in “pasto” troppo spesso senza informarsi, ai propri figli videogiochi di tutti i tipi.
I recenti attacchi da parte dei media nei confronti di alcuni titoli, hanno fatto scattare l’ira dell’AESVI, Associazione di categoria che difende le software house che producono giochi in Italia, pronta a ricordare che: “I videogiochi non sono giochi per bambini”.
La causa è stato il post pubblicato sul sito del Corriere della Sera, dove una mamma dichiarava il suo dissenso in merito alla mancata segnalazione su quanto possa essere pericoloso regalare un videogioco come Grand Thef Auto V ai bambini. L’eco di risonanza è stato amplificato anche da Striscia la Notizia che ha dimostrato che qualsiasi minorenne può comprare senza problemi un videogioco vietato ai minori. A seguito di ciò, sembra che alcuni personaggi nelle stanze del governo si siano detti pronti a sperimentare delle strategie per arginare il fenomeno relativo all’eccessiva violenza di alcuni titoli. Tutto questo avviene in una nazione dove sono almeno 21 milioni i videogiocatori con età media che supera i 30 anni.
Comunque la tutela dei minori per questo mercato è sempre stata fondamentale per questo motivo le console di ultima generazione, permettono di attivare il controllo parentale per evitare che i figli possano accedere ai contenuti non adatti. I media probabilmente non sono aggiornati o per fare sensazionalismi semplicemente, mancano di proferire parola, su tutte queste possibilità, conducendo una caccia alle streghe che tende a cercare colpevoli più che soluzioni.