Tidal, la musica secondo Jay-Z

Alla luce dei più blasonati e collaudati servizi di musica in streaming come Spotify, Deezer e Google Music, ciò che proprio non faceva sentire la propria mancanza era un nuovo client che facesse esattamente le stesse cose .
Tuttavia chi non era del nostro avviso era il noto cantante hip hop Jay-Z (marito di Beyoncé), che Forbes per inciso piazza al secondo posto tra i cantanti più ricchi del mondo (Fonte Wikipedia), il quale ha pensato bene di investire parte dei propri averi ( beh un po’ più di parte, diciamo una quantità spropositata vista dal nostro punto di vista, parliamo all’incirca di oltre  50 milioni di dollari ) per l’acquisto della ASIPRO, società svedese/norvegese che aveva sviluppato il proprio client streaming, Tidal, appunto, per poi, probabilmente, migliorarlo e rilancialro al grande pubblico come nuovo competitor fra i servizi musicali in streaming. Vediamo di cosa si tratta.

 

Partiamo col dire che il servizio è offerto esclusivamente a pagamento, prevede una modalità economica al costo di circa 10 dollari/mese ed una premium per la quale ci vogliono circa 20 dollari/mese. Onestamente in un epoca, la nostra, in cui la musica si riesce ad avere sicuramente a buon mercato, e molto spesso gratuitamente in maniera legittima, fa storcere un po’ il naso sentir parlare di canoni mensili di una certa entità.
La versione ‘economica’, sembra, non apporti nulla rispetto ad un più  performante e rodato Spotify Premium, ad esempio, che, in un modo o in un altro si riesce ad avere anche ad un prezzo inferiore. La versione più costosa invece, pare garantisca livelli qualitativi più elevati del suono. E dovrebbe essere la feature di punta del servizio.
Questa cosa ci ha convinto però, molto poco. Eh si in pratica questi servizi per lo più vengono utilizzati da smartphone, tablet e pc..per cui non si hanno specifiche hardware capaci di sfruttare appieno una qualità più alta che comunque dovrebbe anche fare i conti con la larghezza di banda a disposizione. Per quanto poi bisogna ammetterlo, un buon MP3 con un bitrate adeguato riesce a soddisfare pienamente, a nostro avviso, anche orecchie più fine, ed è il formato che viene utilizzato di più dai vari servizi.

 

In tutta onestà volendo analizzare i veri motivi del lancio in pompa magna di questa nuova piattaforma si scorgono questioni di royalties bassissime dagli attuali canali ai cantanti, i quali pare abbiano cercato, di reimpadronirsi della loro musica che oggi tocca più intermediari e garantisce sempre meno entrate per gli artisti stessi.
Tutto ciò però pur sembrando più o meno legittimo, è passato in secondo piano quando al lancio del servizio sono comparsi decine e decine di artisti milionari. Francamente il pubblico non ha gradito una mossa che se pur fosse stata in buona fede è apparsa come un atto di pura avidità.
Molti parlano di flop fulmineo o dell’ultima bolla digitale scoppiata. Jay-Z non è d’accordo sciorinando i 770.000 iscritti.
Anche noi in tutta onestà abbiamo più di qualche dubbio sulla longevita del servizio anche se, gli status symbol, potrebbero migrare dai beni ai servizi quanto prima.

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