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In genere utilizzati per il backup dei dati, in realtà anche gli hard disk esterni possono essere soggetti a problemi che mettono a repentaglio i dati che contengono. Quando si tratta di file poco importanti non c’è problema, ma che fare nei casi in cui è fondamentale recuperare quei documenti?
A tutti sarà capitato di perdere un file, per qualsiasi motivo; è una delle esperienze più comuni e frequenti, di solito a causa di una cancellazione involontaria (o effettuata da un’altra persona), di un virus o di un guasto tecnico del supporto. Per questo, gli esperti consigliano sempre di effettuare dei salvataggi di backup ciclici e costanti dei dati contenuti sui nostri computer, dispositivi digitali come smartphone e tablet e macchine fotografiche digitali. Ma cosa succede quando a mostrare segni di guasti ed errori è proprio l’hard disk esterno?
Un problema non sempre minore. Visto l’utilizzo prevalente di “supporto” alla memoria fissa principale, in genere il guasto dell’hard disk esterno può apparire meno preoccupante rispetto a quello del dispositivo primario, perché basta formattare il drive o acquistarne uno nuovo in sostituzione per metter fine ai patemi. Ma non sempre è così: quando ad esempio cancelliamo i dati che abbiamo archiviato, o quando impieghiamo la memoria esterna in ambienti (appunto) esterni come l’ufficio, allora la situazione è davvero critica, perché rischiamo di non poter più avere accesso a documenti strategici e fondamentali.
Come si guasta. In genere, un disco rigido si può guastare a causa di malfunzionamenti delle sue unità, che rendono impossibile l’accesso alle informazioni memorizzate da un normale computer e con la procedura di routine: si tratta di problemi software, come la presenza di virus o errori di connessione ai dispositivi principali, ma anche fisici, come l’esposizione al fuoco, contatti con acqua, contaminazione ambientale o onde magnetiche alte, o ancora impatti forti come cadute, che rischiano di rovinare le componenti interne. In particolare in questa seconda tipologia di danno, tentativi di recupero dei dati possono causare guai anche maggiori se non effettuati da uno specialista con l’attrezzatura adeguata.
La via facile. Quando il guasto deriva da un errore logico o dalla contaminazione a malware e virus, possiamo infatti tentare una strada per il recupero dei file attraverso specifici programmi software di ripristino: in queste situazioni, infatti, è possibile che i dati siano ancora presenti “fisicamente” nel supporto digitale, pronti a essere ritrovati. Il primo passo da compiere è quello di collegare l’hard disk esterno a un computer fisso attraverso il cavo usb, lanciando poi uno dei tanti programmi che “promettono” la scansione di ricerca della memoria per recuperare i file. Attenzione, però, perché si tratta solo di una operazione superficiale, che potrebbe non dare i risultati sperati, soprattutto se è passato molto tempo dal guasto e se, nel frattempo, abbiamo sovrascritto i dati.
Spazio ai professionisti. Quando questo tentativo di risolvere in modo “casalingo” il problema software non dà risultati sperati, e soprattutto quando il guasto è decisamente più grave, l’unica soluzione che ci si presenta per sperare di non aver perso tutti i file “unici e importanti” come album fotografici, documenti, video, materiale di lavoro eccetera è rivolgersi a professionisti del settore, che possano intervenire sul nostro dispositivo in maniera puntuale e garantita. È quello che assicura Recovery File, azienda specializzata nel recupero dati da hard disk esterno o da qualsiasi tipo di supporto di memoria, con una percentuale di successo pari al 98 per cento dei casi su cui i tecnici “mettono mano”, in ambiente assolutamente sterilizzato e con procedure altamente studiate e perfezionate nel corso degli anni. Se questo non dovesse essere sufficiente dal punto di vista delle “credenziali“, si può anche aggiungere che l’azienda attua una politica che offre altri vantaggi all’utente, come la possibilità di ottenere una diagnosi preventiva sempre gratuite e senza impegno sullo stato del proprio hard disk e, soprattutto, la clausola “no data, no cost“, ovvero nessuna spesa in caso di intervento andato a vuoto (situazione che però, come detto, è decisamente rara).