Qual è il nome ufficiale di Android O? Google ha mantenuto massimo riserbo fino ad oggi, ma qualche indizio in più potrebbe essere stato rivelato grazie ad un’analisi del codice della Developer Preview.
Android O ancora nel centro del ciclone: il prossimo sistema operativo mobile di casa Google non ha un nome definito, e per questo motivo da diversi mesi le congetture degli utenti si fanno sempre più fantasiose. Ricordando che tutte le release Android fino ad oggi hanno avuto a che fare con nomi di dolci, alcuni dei quali anche marchi registrati (è sufficiente ricordare Android KitKat), in tanti hanno puntato su “Android Oreo”, il celebre biscotto al cacao e panna in voga negli USA e non solo.
Alcune indiscrezioni fanno però pensare che potrebbe non essere Oreo il nome ufficiale di Android O, a meno che Google non ufficializzi una partnership con il produttore dei dolcetti. Android 8.0, che verrà probabilmente rilasciato al pubblico verso Agosto, con un certo anticipo quindi rispetto alle classiche release, include nel source code della Developer Preview più aggiornata un riferimento curioso al suo possibile nickname.
Si tratta della stringa “oc-dev”, che è stata più volte menzionata nel sorgente di Android O e starebbe ad indicare la corrente versione Developer del sistema operativo. Nelle linee di codice in cui si fa riferimento a particolari attributi dell’OS, si può trovare ripetuta anche la dicitura “Oc_MR1”.
Si sono quindi scatenati i pronostici, sul web, in merito al prossimo nome di Android O. Una delle opzioni subito prese in considerazione, e curiosamente presenti anche tra le slide di Google presentate all’I/O 2017 dello scorso maggio, è “Oatmeal Cookie”. L’opzione sembra essere al momento più plausibile data la presenza di due iniziali, rispetto a “Oreo”: tuttavia solo Google potrà sciogliere l’arcano nelle prossime settimane che ci separano dalla release ufficiale.
Attendiamo quindi gli ultimi bug fix e i test di stabilità per le nuove funzioni multimediali, tra cui l’attesa modalità picture-in-picture e una gestione più snella dello storage/file system: potremo così scoprire cosa si cela dietro questo “mistero” made in Google.
via BGR