Disamina più o meno seria sul gaming moderno di un irato nostalgico.
Sarà sicuramente capitato nella carriera videoludica di ognuno di noi di svolgere quel rituale, più o meno malsano, di rincorrere un particolare titolone (spesso tripla A) e di scatenare la corsa al pre-order di prodotti a cui abbiam dato la nostra incondizionata fiducia, vuoi per capitoli precedenti più o meno riusciti oppure per quel famoso vincolo affettivo di cui il sottoscritto discusse qualche articolo addietro.
In questo particolare momento storico dettato da scarsa creatività e corsa al guadagno facile, ci si trova spesso e volentieri a fare da beta-tester al lancio di titoli: celebre la pessima figura fatta dalla WB con l’attesissimo Batman Arkham Knight.
Dove voglio arrivare direte voi…beh nemmeno il sottoscritto conosce bene questa risposta, ma si interroga e spinge alla riflessione anche voi, i nostri cari lettori e appassionati, su cosa stia accadendo e cosa magari sia opportuno fare per spingere le nostre software house preferite alla creaZione di nuove ip, nuove storie, nuovi personaggi et cetera.
Se devo dire la mia, credo che pretendere di avere la botte piena e la cosiddetta “coniuge alticcia” non sia possibile e nemmeno si possa pretendere, ma lo sfruttamento folle di trame e concept a lungo andare porta a quella sensazione di stanca, di stantio e di mancato entusiasmo all’atto di premere sul fatidico “Inizia partita”…paradossale che si attenda mesi e spesso anni per poi avere tra le mani prodotti che avremmo volentieri lasciato sullo scaffale (virtuale o meno che sia) a prender polvere tanto l’amaro in bocca che lasciano alla fruizione.
La serie Assassin’s Creed, tanto per citare, e’ uno dei esempi (insieme alla serie Call of duty) più fulgidi di quanto sto forse malamente cercando di esprimere. Benché si tenti di svecchiare gameplay, comparto visivo, e trama attraverso l’implementazione di un paio di novità messe li giusto per giustificarne l’acquisto, si ha la sensazione di avere tra le mani lo stesso prodotto e ciò non e’ umanamente ammissibile dopo aver speso fior di quattrini per aggiudicarsi la propria copia.
Vero e’ che di rado si assiste a fenomeni opposti, ma ciò non e’ assolutamente sufficiente a colmare questo gap negativo che si confronta con la pesante eredità di generazioni passate di videogames…ormai ogni 365 giorni (366 nei bisestili) siamo cosi colpiti da liste INFINITE di giochi che la scelta e’ ben più ardua che nel passato. (Ricordate i tempi del Nes/Snes?) Molti titoli ,ma mai lontanamente comparabile al bombardamento odierno…i portafogli non ringraziano mai noi e le nostre passioni…oggi men che meno…dato che spesso ci portiamo a casa prodotti di qualità si elevata ma di scarso motivo di interesse. Ricordo che le testate giornalistiche dedicate al gaming anni fa citavano nella votazione di un prodotto una voce: RIGIOCABILITA’.
Sono anni che non mi capita di prendere un titolo finito e rigiocarlo (almeno con piacere e con la volontà di riprovare certe emozioni dimenticate, l’ultima volta accadde con un grandissimo titolo di nicchia ma per puristi e amanti del genere jrpg: Xenogears – non proprio un titolo che si finisce in 18 ore -).
Io non sto più col multiplayer e con il brodo allungato, sto con le emozioni vere che non provo più…e voi?